martedì 8 novembre 2011

CRONACA SULLA CLASSICA D'AUTUNNO 2011

Universo
-Aumentare lo zoom-

Via lattea
-Aumentare ancora lo zoom-

Pianeta terra Europa Italia Milano Piazza Castello 16
-OK ci siamo, questo è il punto di partenza della Classica Autunnale del 2011, andiamo a vedere cosa succede quest’anno-

Stralcio di conversazione dei cronisti del “Gazzettino ciclistico Intergalattico” Libera traduzione di Alberto Gandini

Testo << Quel giorno mi alzo, è ancora buio, ma speriamo nelle previsioni del tempo. Mi vesto da tempo freddo e faccio bene, non toglierò nulla. Faccio colazione, non più di tanto, prevedo di integrare a Tradate, punto di ristoro a metà strada.Quando esco da casa c’è una buona luce, il tempo promette abbastanza bene. Un po’ infreddolito raggiungo piazza Castello, dove prevedevo una marea di ciclisti chiassosi. Avvicinandomi non vedo quasi nessuno, non avrò sbagliato giorno o ora, mi chiedo. No, tre o quattro col Francesco ci sono. In breve arrivano anche gli altri e nel giro di un quarto d’ora ci sono tutti, sembrano tanti adesso, però molti sono per me facce nuove.Oltre ai vecchi storici, Antonini, Trube (in giacca di velluto, cravatta, knicker bocker e calzettoni damontagna), Cesco ecc. ci sono anche parecchi giovani che mi fanno subito una certa impressione. Faccio presente che quest’anno erano disponibili per le iscrizioni ben quattro categorie: I “vecchi rinoceronti”, quelli che vanno malgrado l’età e che hanno ancora qualcosa da dire ciclisticamente parlando, “i “giovani leoni”, come dice la parola stessa sono giovani e forti, la “maramaglia”, sono tutti gli altri che non si configurano nelle prime due categorie, e gli “anticipatori”. Questi ultiminessuno li conosceva, non erano registrati, ma si facevano ipotesi. Non conosco tutti i nomi dei partecipanti, per cui li chiamerò nel seguito così come mi sono apparsi fisicamente, mi dovranno scusare. Il “Rosso alto”, con fisico atletico da ciclista, il “Caloroso”, appena prima di partire rimane in braghette corte e maglietta, ed io penso che vestito così arriverei diritto all’ospedale nel giro di un’ora, poi il “Giallo” ed altri….. Poi ci sono anche Queirolo, Ceper, Matteo, Lamperti e tanti altri. Ma…. le donne dove sono? Nessuna!! Neanche la Silvia. Quest’anno non c’erano le quote rosa obbligatorie, anche se poi a Tradate qualcuna si aggregherà al gruppone, Violante, la “Svizzera”, Anna, Mariangela (con Brambi). Manca anche qualcun altro, l’Avvocato e il Volpato, dove saranno? Lo sapremo dopo. Non avevano confermato la partenza con sicurezza. Insomma finalmente si parte, siamo ora un bel gruppone e al nostro passaggio le macchine ci lasciano sfilare. Lasciamo Milano e ci immettiamo nella Varesina, fra semafori e un po’ di traffico. Prima sosta a Bollate alla solita rotonda dove forse qualcuno si sarebbe aggiunto, ma invece nessuno arriva, ma intanto il gruppo, già sgranato, si ricompatta. Ripartiamo e dopo una mezz’ora vedo Trotter (Antonini) fermo che osserva la ruota anteriore, “un cirulin”? chiedo io- no ho bucato-, risponde. Per i non addetti il “cirulin” era un vocabolo usato dal vecchio Turati , meccanico di moto, per indicare un bel guasto. Alcuni proseguono ma in quattro o cinque ci fermiamo per il soccorso del caso. Subito notiamo la pessima qualità del copertoncino, durissimo, che non ne vuol sapere di scendere dal cerchione. Era stato naturalmente acquistato al Decatlon con un’offerta 3x2 (paghi 3 e prendi 2), e sicuramente il Trotter pensava di aver fatto un grandissimo affare. L’intervento risolutore del “Rosso alto” mette le cose a posto e ripartiamo, ma ora siamo in coda al gruppo. Naturalmente la camera d’aria non presentava buchi e non c’erano chiodi, mistero. Il Lamperti aveva precedentemente lamentato un cigolio dalla ruota posteriore un po’ storta (freno che tocca il cerchione) ma non sembra essere un problema. Chiacchiero un po’ con il “Rosso alto” che usa spesso la bici anche per andare a lavorare, passiamo i vari paesi e arriviamo senza altri inconvenienti a Tradate, poco prima delle undici. Il cambio della mia bici, che aveva avuto qualche problema la settimana prima ed era stato “trattato” con CRC, oggi va perfettamente. Durante la marcia di avvicinamento a Tradate avevo nel frattempo avuto modo di osservare la pedalata del “Rosso alto” e del “Caloroso”. Ogni tanto facevano qualche accelerazione, tanto per gradire, senza sforzo apparente e anche chiacchierando. Nulla di vistoso ma abbastanza per averli subito inseriti nella categoria dei “superiori”. Se avessero voluto potevano sparire davanti a noi in pochi minuti. Trasponendo la situazione nell’ambito motoristico, si potrebbe dire: “basta sfiorare l’acceleratore per strappare al motore un fruscio di potenza”, vecchia frase di qualche “Intrepido” dei tempi passati. Alla pasticceria di Tradate solito meeting di quelli arrivati con la bici, di quelli arrivati col treno (anche le donne!), e di quelli in auto, Maria e Marco. Caffè, cappuccino, pasticcini e perdiamo una buona mezz’ora. Luca e Danielina si fanno vivi, ma poi spariscono per qualche invito sconosciuto. Violante, Anna, Mariangela e le altre “ragazze” recuperate a metà strada inforcano le bici ed il gruppo aumenta. Dell’avvocato e del Volpato nessuna traccia, proviamo a telefonare, ma non rispondono. Saranno a casa a dormire- penso- anche se avevano detto che forse sarebbero partiti prima degli altri. Lasciamo Tradate, qualche piccola discesa ci fa piacere e arriviamo finalmente alla base della fatidica salita di Gazzada, sempre sede di fughe, anche di quelle buone. Il gruppo questa volta si ferma, siamo tanti e non vogliamo perdere qualcuno che non sa la strada. Con Trotter ci diciamo, ¬questa volta ci si aspetta in cima alla salita? Certamente-. Qualcuno comincia a partire e ad affrontare la salita. Dopo cinque minuti parte l’ultimo gruppetto (anch’io) e si attacca la salita. Dietro di me sento una voce femminile – il Gandini apre la strada- ma dura poco, la Laura Galbiati e compagne mi sorpassano, l’Antonini anche…. non li vedrò più. Naturalmente n cima alla salita nessuno. Anche oggi, come buona tradizione, non si fanno prigionieri. Dopo la salita finalmente la bellissima discesona, fatta a quasi a 60 km/h, ritempra lo spirito, ma quelli davanti, che vedo in lontananza là in fondo, continuano ad allungare. Costeggio il lago di Varese praticamente da solo, poi alla fine del lago, presso una rotonda, un ciclista, il “Biancoceleste”, mi chiede- gruppo Milano-? Si, dico io. Quindi lui si mette in moto, si accoda, mi passa e non lo vedo più. Era partito da lì?, mah, chi lo sa. Lo rivedo solo molto dopo, al tavolo con la polenta. Certo non ho tenuto il passo dei primi, forse non avrei dovuto fermarmi troppo alla base della salita ad apspettare i ritardatari, ma lontano dietro di me, ben staccato, so che c’è il gruppo della “maramaglia” e questo mi conforta. Bisogna anche dire, ad onor del vero, che nel gruppo “maramaglia” c’erano anche biciclette da città (i Brambi) e simili, belle pesanti, non so come fanno a farsi tutti quei chilometri. Ma anche Francesco, Violante ed altri sono rimasti nelle retrovie e non ci hanno mai raggiunto. Dimenticavo che prima, durante il percorso, avevo scambiato qualche chiacchiera con il “Giallo”,– sono sei mesi che non vado in bicicletta, non sono allenato- mi dice, poi accelera e non l’ho visto più. Unico sorpasso a mio favore è su “Peppino”che arranca un po’ faticosamente. Siamo adesso alle battute finali, la leggera discesa degli ultimi chilometri è sempre entusiasmante, non ti fa sentire la fatica, pedali a 30-35 km/h e ti senti un vero campione. Passaggio a livello e finalmente Laveno, curva alla rotonda, piazzale del traghetto e vedo il bel gruppetto di quelli che mi avevano preceduto. Mi fermo e….grande sorpresa, chi c’è la in fondo? L’Avvocato e il Volpato, partiti prima, ma mai più raggiunti dal gruppone. La loro faccia esprime grande soddisfazione e cosa vedo di altro?...l’avvocato non è vestito da campeggiatore come l’anno precedente, ma sfoggia un elegante completo azzurro da ciclista e ancora un’altra sorpresa, mi mostra una Bianchi “Nirone” nuova di ballino, splendente, coi pedali rossi, presa appena il giorno prima e oggi inaugurata. Bravo Francesco(Abiosi), hai fatto il salto della quaglia. Ricordate che l’anno scorso Francesco era arrivato da solo, con la bici omaggio del supermercato, con circa 4 ore di ritardo dopo aver sbagliato strada. I nostri due avevano alle spalle il solito allenamento “zero”, ma la soddisfazione di non essere stati raggiunti a trequarti percorso (a Tradate solo una sosta tecnica e non uno sbracamento come noi) aveva messo loro le ali ai piedi ed erano arrivati per primi. Si erano iscritti di nascosto nella categoria “anticipatori”. Arriva dopo una ventina di minuti anche il gruppo “maramaglia ”, quindi ci imbarchiamo sul traghetto, poi gli ultimi 3-4 chilometri in scioltezza, si fa per dire, e arriviamo a Pallanza, a casa del Cesco. Qui l’incontro con quelli arrivati direttamente in macchina (Linda, Elena e le altre), le docce di rito, e poi la grande abbuffata generale con le leccornie preparate dai due Rusconi (il Cesco è referente di Slow Food per Verbania e Violante una ottima cuoca). Il sole forte e caldo, e il cielo limpido ci fanno compagnia fino al tramonto, poi partiamo e torniamo a casa a Milano in macchina. Bellissima giornata, come sempre, da rifare.>>>>>>

- Beati loro sulla Terra che hanno un posto eccezionale, noi cronisti, qui a -273 gradi sottozero in questa galassia sconosciuta…-

Fine della traduzione da il “Gazzettino ciclistico Intergalattico”

martedì 1 marzo 2011

Classica di Primavera 2011

Relazione di URZUZ (detto Alberto Gandini)

Sveglia alle 7,15 e dò un’occhiata fuori dalla finestra. Il cielo mi sembra buono al 50%, speriamo bene.
Quando esco di casa con la bici però la giornata sembra invece essere ottima, cielo blu.
Raggiungo la stazione Garibaldi dove vedo gli amici ciclisti in difficoltà davanti alla biglietteria. Io avevo preso il biglietto il giorno prima, dopo la “dritta” del Trotter (Antonini).
Accatastiamo con un po’ di fatica le trentadue bici nei vagoni, per fortuna non c’era quasi nessuno, e poi il treno parte in orario. Due di noi rimangono a terra per la questione biglietto, ma poi ci raggiungeranno col treno successivo scendendo ad un’altra stazione. Durante il tragitto per la stazione di Calolziocorte il Ceper lamenta subito un guasto alla sua bici di cui non si era accorto, colpevole suo figlio. Ruota storta dice, che sfrega contro il telaio. Certo farsi i 50km così sarebbe un disastro, ma subito interviene il gruppo “pronto intervento” che ci mette cinque minuti a risolvere il problema. Tra l’altro abbiamo anche l’attrezzo per riparare le catene, ma non ci servirà.
A Calolziocorte scendiamo dal treno invadendo la piccola stazione, diamo il via al capotreno per ripartire quando siamo tutti giù, e ci dirigiamo fuori. Tempo cinque minuti e siamo tutti fermi al bar mentre un’altra bici necessita di riparazione. Verso le 10,15 finalmente partiamo: un leggero sterrato si snoda lungo l’Adda, e ci porterà fino ad Inzago, quasi alla fine del percorso. Il tempo è stupendo, aria frizzante e sole forte, i colori dell’acqua, dei boschi e delle rive sono molto contrastati e invogliano a fare le fotografie. Si pedala spesso sotto gli archi creati dai rami degli alberi lungo la riva in un susseguirsi di luci e ombre.
Il gruppo si sgrana subito e si formano vari gruppetti. Io col Volpato pedaliamo affiancati dove possibile e facciamo una partita di chiacchere. La velocità è molto bassa ma incrociamo ogni tanto qualche velocista dello sterrato che ci sorpassa in tromba.
Prima fermata a Inbersago dove vediamo in azione il traghetto di Leonardo, che si muove sfruttando l’energia della corrente del fiume. Due cigni lo precedono e sembrano fare da guida.
I cigni sono numerosi lungo tutto il percorso, li vediamo nuotare, col “cul” per aria intenti a mangiare sul fondo, e anche volare con perfetto assetto da alta velocità.
Si prosegue, e ci fermiamo ogni tanto ad ammirare e fotografare le opere idrauliche di antica fattura, conche di navigazione, porte vinciane, centrali elettriche, opere di presa, paratie di regolazione che la mia formazione ingegneristica fa apprezzare moltissimo. Le vecchie centrali elettriche, ancora oggi perfettamente funzionanti, sono anche opere di pregevole architettura industriale e non solo manufatti funzionali.
Il nostro gruppetto ad un certo punto si ferma: foratura! Intervento immediato, si toglie la ruota, si cambia la camera d’aria e si riparte anche se, ahimè, dopo solo dieci minuti, stessa bici, seconda foratura. Per fortuna c’erano gli altri con le camere d’aria di scorta. La bici da corsa non sembra il massimo per questo percorso.
Il mio gruppo diventa quindi il fanalino di coda della colonna, ormai dispersa su vari chilometri. I primi non demordono e non ci aspettano, anche se una telefonata di Trotter mi annuncia che ci ritroveremo, invece li rivedremo solo alla fine, al ristorante.
A Cassano d’Adda la stanchezza comincia a farsi sentire e pensiamo di essere vicini all’arrivo, ma non è così. Si dovrà passare ancora da Inzago e poi arrivare a Bellinzago Lombardo.
Gli ultimi chilometri sono pesanti, l’allenamento zero dell’inverno presenta il conto, anche se le nostre “ragazze” con bici assolutamente normali e pesanti vanno di buona lena.
Alla rotonda finale consulto di cartine per capire dove andare, finchè un cartello ci dà conferma dell’ultimo chilometro. L’agriturismo si presenta bene, ci aspettavano un po’ prima, ma non importa.
Ci buttiamo sugli affettati e sul pane ottimo, poi arrivano i primi, i secondi, il dolce, il caffè, la grappa. Sgnam, sgnam, che magnata, il tutto era veramente buono e noi affamati.
Dopo, con calma lasciamo il posto e il gruppo si dirige verso Gessate, qualcuno prenderà il metrò e qualcuno andrà verso Milano pedalando ancora. Io invece metto la bici sulla macchina con cui Linda e Violante erano arrivate. Per loro però niente pedalata, solo una bella magnata col gruppo.
A casa Linda si lamenta della giornata faticosa(?).
Beh, la giornata finisce qui. Il percorso sull’Adda è stato veramente stupendo, io non l’avevo mai visto.

Ringraziamo gli organizzatori, il Trotter, e in particolare il Cesco ,che riesce sempre a trascinare gli amici e anche qualche figlio, in queste avventure di gruppo, cosa non così facile per degli orsi della nostra età.


BICICLETTATA DA CALOLZIOCORTE FINO A GESSATE LUNGO L’ADDA E IL MARTESANA

sabato 16 aprile

• 8.49: Treno da Milano Porta Garibaldi per Calolziocorte-Olginate 210 m s.l.m.
• 9.41: Arrivo alla stazione di Calolziocorte-Olginate
• 10.30: passaggio a Imbersago (ammirando il traghetto Leonardesco)
• 11.15: passaggio a Paderno d’Adda (Centrale di Robbiate)
• 12.00: passaggio a Porto d’adda (Centrale Esterle)
• 13.00: passaggio da Trezzo d’Adda in cile del Martesana al Santuario della Concesa
• 13.15 si continua sull’ Alzaia del Martesana fino a Cassano d’Adda
• 13.20: passaggio a Inzago
• 14.00: pranzo Slow Food in agriturismo Al Cascinello Cascina San Donnino a Bellinzago Lombardo
• 16.00: Ripartenza per Milano (136 m s.l.m.) in Metro o in bicicletta.

Si consiglia di evitare l’utilizzo di bici da corsa in quanto il percorso è di sterrato leggero.
Portare attrezzatura per riparazioni (forature)
Dislivello 74 metri a favore
Munirsi di biglietti del treno e metro anche per le bici.